Che cos’è la chirurgia implantologica?
E’ la branca della chirurgia orale che si occupa di sostituire denti persi con impianti endo-ossei in leghe di titanio, ossia con strutture a forme di vite inserite in modo permanente nelle ossa mascellari per supportare nuovi denti che sostituiranno quelli persi.
Il titanio è un metallo biocompatibile e bio-inerte che, nel giro di due-tre mesi, diventa un tutt’uno con l’osso che lo circonda (il processo si chiama osteointegrazione).
Una volta osteointegrati, gli impianti diventano estremamente stabili e su di essi possono essere avvitati o cementati i denti mancanti (da un solo dente a tutta la arcata dentaria, sia sopra che sotto). In casi particolari è anche possibile inserire impianti e montare i denti nello stesso giorno.
Questa tecnica è molto sicura e supportata da 40 anni di esperienza in tutto il mondo.
Chi ha bisogno di impianti?
Tutte le persone che presentano la mancanza di uno o più denti e che non desiderano ponti montati su denti naturali sani e non vogliono portare protesi mobili/dentiere.
La perdita di uno o più denti nel corso della vita è un evento tutt’altro che raro.
Con il miglioramento dello stato di salute generale della popolazione, le campagne di prevenzione, il miglioramento della qualità della vita, l’età media è destinata a continuare ad aumentare e quindi aumentano le probabilità che in età adulta e avanzata alcuni o tutti i denti vengano persi, creando la necessità di una loro sostituzione. Le cause più frequenti sono rappresentate dalla malattia parodontale (quella che una volta veniva chiamata piorrea), le carie trascurate, e non ultimo, una terapia scorretta da parte di professionisti poco scrupolosi.
Nel passato la mancanza dei denti veniva risolta o con protesi fisse ancorate ai denti che rimanevano (ponti) o con protesi mobili (le dentiere e gli scheletrati).
Il primo tipo di trattamento prevede di ancorare un ponte fisso ai denti vicini alla zona interessata che vengono limati per supportare i ponti: quando i denti vicini sono sani, questo può non essere gradito dai pazienti.
Il secondo tipo di trattamento comporta la presenza in bocca di protesi mobili: questa soluzione può comportare anche subito problemi funzionali e psicologici non indifferenti.
Gli impianti offrono la possibilità di intervenire solo dove mancano denti, di non toccare denti adiacenti, magari perfettamente sani ed evitano tutti i problemi connessi alle protesi mobili.
Quali sono le fasi di una cura con impianti?
Prima di iniziare, è bene fare una visita odontoiatrica generale, che prevede anche l’esecuzione di radiografie per valutare le condizioni dei denti che sono ancora in bocca, l’eventuale presenza di gengivite o malattia parodontale (quella che una volta veniva chiamata piorrea), la qualità di eventuali lavori protesici già presenti in bocca, il livello di igiene orale, il tipo di occlusione dei denti tra loro.
Durante la prima visita si raccoglieranno anche informazioni per escludere che ci siano patologie di altro tipo (ad esempio un diabete grave, un infarto recente, l’assunzione di farmaci particolari) che controindicano un intervento di chirurgia implantologica.
Una volta stabilito che ci sono condizioni generali e locali della bocca favorevoli per inserire gli impianti, è bene valutare con una visita e radiografie se è presente una quantità di osso sufficiente per ospitare gli impianti.
Per ottimizzare la valutazione iniziale è spesso indicato prendere delle impronte delle due arcate dentarie e preparare dei modelli in gesso. Su questi modelli si può eseguire uno studio (che viene fatto in collaborazione con un odontotecnico) per simulare la posizione e la forma ideale del/dei denti mancanti. Inoltre, sui modelli in gesso si possono costruire le cosiddette mascherine diagnostiche che non sono altro che dei piccoli apparecchi mobili che si mettono in bocca quando si esegue una TAC per valutare la qualità e la quantità dell’osso che deve ricevere gli impianti. Grazie a questi esami si può valutare con precisione la posizione, la lunghezza e il diametro dell’impianto più adatto.
Una volta confermata la presenza di condizioni locali e generali favorevoli all’inserimento degli impianti si può programmare l’intervento.
Nella maggioranza dei casi l’inserimento degli impianti viene effettuato in anestesia locale a livello ambulatoriale, anche se in condizioni di sterilità, per garantire l’assenza di contaminazione. Solo quando devono essere inseriti molti impianti in una sola volta (ad esempio nelle persone che hanno perso tutti i denti) o in pazienti che hanno paura (i cosiddetti pazienti odontofobici) o in pazienti con condizioni generali non ottimali possono essere necessarie altre forme di anestesia quali la anestesia locale associata a sedazione o l’anestesia generale.
In casi favorevoli è possibile avvitare o cementare i denti sugli impianti già entro 12-24 ore; negli altri casi il paziente dovrà aspettare circa due mesi prima di iniziare la riabilitazione protesica. Durante la fase di attesa il paziente porterà delle protesi provvisorie che consentono una vita del tutto normale.
Al paziente verranno rilasciati poi alcuni documenti che contengono tutti i dettagli che riguardano le varie fasi della cura, della preparazione all’intervento e di come si gestisce il dopo intervento.